sabato 20 giugno 2009

Chapter 1 - Last part - Tom

Le note uscivano scorrevoli dalle corde, come i penseri del ragazzo. Kay. Samantha. Chiave di Sol. Amore umano. Suo padre l'aveva fatta quella scelta e i risultati erano quelli che erano: lui in Toscana, escluso dal mondo della Musica per sempre, i suoi figli a Vicenza, accettati dall'Orchestra. Una vita senza musica non poteva esistere per la sua razza. Suo padre doveva amare la sua compagna alla follia per ripudiare la sua Chiave di Sol ed essere esiliato. Ma Samantha, Samantha non era come Gloria per Paolo. Almeno non lo era ancora. Se lo fosse diventata, avrebbe potuto lui, Nathaniel, diciassettenne Musicante, sopravvivere senza la sua essenza, il suo vero Id, la sua anima? L'archetto si bloccò. Al ragazzo fu evidente l'impossibilità di suonare e decise di farsi una passeggiata ai Giardini Salvi, magari così si sarebbe svagato un po'.
Prese la tracolla per il violino, donatagli dall'Orchestra alla sua nascita, insieme agli strumenti, e infilò il corridoio per poi uscire dalla porta di casa, trovandosi in cima alla rampa del 2 piano. Scese le scale con lentezza, erano solo le due e mezza, di tempo ne aveva da perdere. Aprì il portone su Piazza dei Signori ed un getto di aria calda lo investì, facendo riconoscere a Nathaniel l'ottima scelta d'abbigliamento che aveva fatto poco fa. A quell'ora del pomeriggio la piazza era deserta, nonostante fosse estate nessuno poteva resistere all'afa, ma per un Musicante non era così, poteva provocare una brezza solo con il battito delle mani o con l'accenno ad una qualsiasi delle canzoni più in voga, poteva chiedere alle gocce di pioggia di spostarsi e loro l'avrebbero fatto appena il ragazzo avesse aperto bocca. Tuttavia non poteva far scorrere il tempo, cosa di cui si dispiaceva in continuazione. Attraversò la via che sboccava in Corso Palladio e camminò lungo il viale costeggiato di negozi per arrivare a Piazza castello, Angelo era lì sul monumento con Chiara, salutò i due ragazzi dell'orchestra.
-Ange, siamo in un luogo pubblico.
Lo ammonì scherzando.
-Vai alla cantina, non vorrei passasse qualche bimbo e si trovasse davanti questo spettacolo.
La coppia non era, in effetti, in una delle pose più innocenti che si potessero immaginare: Angelo, con le sue mani sempre troppo curiose e Chiara, di certo non la più santa fra le ragazze di Vicenza, si divertivano a trovare diversi modi per intrattenere il pubblico, senza parlare, ovviamente.
Angelo aprì l'occhio sinistro e fece l'occhiolino a Nathaniel da sotto il ciuffo biondo grigiastro. Dopo quel congedo, il violinista proseguì per lungo la piazza fino ad uscirne per poi entrare nel cancello sulla destra, entrata del parco.
Calpestò il ghiaino tenendo lo sguardo fisso a terra, quando sentì una melodia triste, confusa, provenire dal ponte, indubbiamente quella di Tom. Il ragazzo era là, appoggiato con i gomiti sul ponte, sigaretta in bocca e capelli corvini, lunghi e lisci ad incorniciare il viso, ricadenti poi sulle spalle solide e muscolose, coperte da una t-shirt blu scuro che finiva in cima ad un paio di jeans neri, strappati sulle ginocchia.
-Nathaniel. Ancora quel cruccio? Spero non stia andando da Kay, si sente la tua preoccupazione a miglia di distanza. Sai com'è fatta quella, non è affatto per i tipi sentimentali come te.
-Se tu la conoscessi solo metà di come la conosco io, ritireresti quello che hai detto, caro mio.
Gli diede una pacca sulla spalla e si affiancò a lui, seguendo il suo sguardo nell'acqua turpe del fiumicello.
Tommaso sfilò la sigaretta dalla bocca e sentenziò sorridendo ad occhi chiusi:
-Hai ragione, magari non conosco il suo carattere, ma accidenti se ho conosciuto il resto. Ahah!
-Ah, davvero?
Nathaniel fischiò e uno schizzò d'acqua si alzò dalla superficie tranquilla del rigagnolo sottostante, ma al tuonare del piede di Tom sul legno del ponte, una sferzata di vento spostò le gocce in direzione dell'attaccante, bagnando il bersaglio.
-Ahi, ahi. Quante volte te lo devo dire che non c'è storia tra te e me? Vieni qui!
Prese il capo del ragazzo ancora frastornato sotto il braccio e vi strofino le nocche con decisione.
-Scemo!
Nathaniel si divincolò senza troppe difficoltà e si risistemò i capelli alla bell'e meglio. Rise di gusto, sapeva benissimo di cosa era capace Tom.
-Beh, lo scemo qui non sono di certo io. Se ti fa piacere saperlo anche lei è agitata.
-Grazie, Tom. Ma sono ancora indeciso.
-Per me dovresti aspettare di sentire lei, vedere come va a finire la chiaccherata e poi pensare. Stai tranquillo. Resta qui con me e fatti una partita a carte. Non baro, promesso.
-Tu che non bari? Questa sì che è nuova.
Decise comunque di non rifiutare l'offerta, qualcosa da fare prima del suo incontro con Kay doveva pur avere.
-Scala 40. Soglia del 100.
Tom tirò fuori il mazzo di carte, stranamente non sgualcito, dalla tasca destra dei jeans.
-E sia.

mercoledì 17 giugno 2009

Chapter 1 - Part 2 : a phone call.

-Parlando d'altro, Nathaniel, come va con il violino?
La musica di sottofondo accompangava il pranzo, tranquilla, ogni traccia d'ira se n'era andata, lasciando la famiglia conversare senza preoccupazioni.
-Molto, molto, molto bene. Il signor Cardelli ha detto che adora darmi lezioni, sostiene che sia il più dotato dei suoi allievi, ahah!
Anche Benjamin e Gloria risero, non poteva essere altrimenti.
-Hai usato il trucchetto del La anche con lui?
-No, no, Ben. Lui mi apprezza davvero! Quel giochino lo faccio solo con te, quando rompi troppo, ma a quanto pare non funziona più, stai crescendo.
-Che credevi? Di potermi controllare fino ai settant'anni? No! Tra un po' io e la mia chitarra ti spaccheremo il c...
-BENJAMIN! Sei a tavola, niente parole disdicevoli!
-Ok, ok! Te la faremo vedere..
Esclamò il ragazzino imitando l'accento ed il comportamento di un lord inglese, poi agguantò la terrina d'insalata e pomodori, e riempì il suo piatto, dovutamente spazzolato in precedenza con del pane.
-Allora, dove andrai stasera, si può sapere?
Azzardò Gloria, rivolgendosi al primogenito con tono innocente.
-Beh, vedrò Sam, Kay e se mi rimane tempo l'orchestra.
-Vedi ancora quella banda di suonati?
Scherzò la madre.
-Quel che rimane del nostro mondo antico è concentrata in quei ragazzi. L'ha detto papà, ricordi? Concentrata in loro ed in noi.
Fece l'occhiolino al fratello.
-Hai ragione, Nat. Ma non fare cose di cui potresti pentirti! Sei ancora giovane.
-Mamma, dai, che cosa vuoi che faccia? Non siamo teppisti, al massimo disturbiamo le vecchiette che dormono.
-Va bene, va bene, l'abitudine. Hai finito di mangiare? Niente insalata?
-No, grazie mamma, non ho più appetito, e poi devo telefonare a Kay, doveva parlarmi, non è vero Ben?
Il ragazzino annuì, la bocca piena ancora una volta.
-Non ti soffocare, ti prego. Sarebbe uno strazio avere la camera tutta per me. Vado a cambiarmi.
Prese il suo piatto con le posate ed il bicchiere per appoggiare poi il tutto nel lavandino, insieme alle pentole sporche.
-Vai, e non stare troppo al telefono!
Dal corridoio giunse la risposta:
-Uso il cellulare! Ho la promozione!
Chiusosi la porta della camera alle spalle e toltosi la giacca elegante si mise a sedere sul letto di fianco alla finestra, guardando senza speranza il caos in quello vicino, "mio fratello crescerà un giorno, e avrà bisogno di trovare tutte le cose al momento giusto. Ma finchè il casino rimane nel suo territorio non mi lagno".
Sbottonò la camicia e se la sfilò, optando per una canotta bianca, molto più fresca. Sostituì i pantaloni neri con dei bermuda verde spento. Stare in casa voleva dire prima di tutto stare comodi. Prese in mano il cellulare, non troppo nuovo, ma sicuramente meno delicato e più resistente di quelli di ultima generazione, e pigiò il tasto della prima chiamata rapida.
-Pronto? Nat?
La sua voce era la cosa più bella che avesse mai sentito e il microfono del telefono non le rendeva giustizia.
-Ehm, sì, avevi chiamato prima, mio fratello mi ha avvisato.
-Ah, si, scusa. So che eri a lezione, ma... Dopo ieri sera...
-Senti, possiamo parlarne di persona? Andrei meglio guardandoti in faccia. Ci sono tante cose da dire. Hai tempo?
-Oh, ok, alle quattro al Tre?
-Va bene, ci troviamo la allora. Ciao.
-Ehi, Nat, aspetta.
-Sì?
-Sei ancora il mio migliore amico?
-Lo sarò sempre, Kay.
-A dopo.
Appena udì la sua amica riagganciare, Nathaniel guardò l'orologio. L'una e trentacinque. Pensò al suo archetto ed accennò ad una canzone pop, tormentone del momento, in un batter d'occhio anche il violino gli arrivò in mano. Non poteva suonare nulla di complicato, agitato com'era. Optò per il "Salutaris" di Rossini e si lasciò trasportare dalla musica, contento di avere strumenti musicali che non esigessero manutenzione.

lunedì 15 giugno 2009

Chapter 1 - Part 1: what a wonderful lunch!

-Sta arrivando Nathaniel.
La melodia si sparse nell'aria, scontrandosi e fondendosi con le altre due, dando origine ad un allegro. La luce del sole si riflesse nei capelli corti e castani, provocando scintille bronzee.
-Bravo fratellino, il tuo orecchio migliora di giorno in giorno.
Lo salutò con una pacca sulla spalla mentre cantava alla sacca ed al violino di riporsi nella sua camera.
-Mamma, stasera esco, penso che tornerò tardi. Ti spiace?
-No, l'estate è arrivata, è giusto che tu ti goda le vacanze, la tua media è stata soddisfacente. Anche se non è come quella di Benjamin.
-Ben e più piccolo e si adatta molto meglio di me, lo sai. Anche se ancora non riesco a capire come la chitarra elettrica si possa associare a lui. Ad ogni modo, è pronto?
La donna si spostò dai fornelli alla tavola reggendo una pentola colma di pasta al pomodoro. Benjamin si alzò di scatto dal divano in salotto, corse in cucina e con un urlo rockeggiante preparò la tavola.
-Yeah, si mangia. Ah, Nat, ha chiamato Kay minuti fa, ha farfugliato qualcosa su una Chiave di Sol o di Fa, che ne so. Ha detto di informarti.
L'insalata che Nathaniel stava spostando in tavola vibrò a mezz'aria, seguendo l'incertezza nel tono del ragazzo.
La sua Chiave di Sol.
La terrina si appoggiò sulla tovaglia e il maggiore dei fratelli smise di cantare.
Dopo ieri era diventato immensamente struggente sentire quel nome. Capire che si è destinati alla propria migliore amica, la quale ha attualmente un ragazzo, con cui condivide una felice storia a lungo termine ed essere fidanzati era una tortura.
-Grazie Ben, la richiamerò.
Prese i piatti e afferrò il mestolo della pentola, servendo la pasta anche alla madre e al fratello, che si sedettero dopo aver spento tutti i piloti dei fornelli e intavolato il pane e i condimenti in un'oliera.
-Allora, mamma, si va in vacanza in Toscana o no?
-Tuo padre ha detto che non ci sono problemi, ma che dovremo aspettare luglio, deve ancora finire di ristrutturare.
-Ok. Vieni anche tu, vero, teppista?
Le ciocche bianche modellate a cresta si scossero con l'annuire del ragazzino, la bocca troppo piena per parlare.
-Bene, ci sarà anche Elle?
-Tua sorella compare sempre all'ultimo momento quando si tratta di progetti. Sembra che ci trovi gusto a far sorgere inconvenienti nelle situazioni meno opportune. Probabilmente sì, ci sarà anche lei, con la sua nuova ragazza, Rachel. Tu verrai con Samantha?
-Eh? Ah, Sam. No, no.. Sembra che anche stavolta non sia nulla di serio.
Assolutamente falso. Samantha gli era parsa fin dal primo momento quella giusta. La prima. Ma ciò che aveva scoperto con Kay, cambiava le carte in tavola. Adesso anche la figura più alta non valeva neanche un punto.
-Beh, facci sapere se cambi idea. Sembra che saremo in cinque, sei con papà.
-In realtà, sette. Volevo chiederti se potevo portare Michela.
Lo sguardo di Ben era fermo sul sugo rimasto in fondo al piatto.
La forchetta di Gloria si bloccò a metà, fra il piatto e le sue labbra.
-Benjamin Giovanni Panelli, ti rendi conto che hai solo 15 anni? Pensi che sia opportuno avere una ragazza alla tua età?
Il tono era salito di molto, se fosse successo a uno dei fratelli di alzare la voce in tale modo nessun oggetto in vetro sarebbe stato risparmiato.
-Non mi hai nemmeno chiesto il permesso!
Adesso nemmeno quelli in metallo. Gli occhi cerulei di Ben trafissero quelli nocciola di sua madre.
-Mamma, mi dispiace, volevo dirtelo, ma non ce n'è mai stata l'occasione, scusa. Ore lo sai, lei mi piace molto, anche se non siamo insieme che da una settimana, quindi è plausibile che non te l'abbia raccontato. Può venire?
Il ragazzino prese un lungo respiro e chiuse gli occhi, concentrandosi sulla sinfonia intorno a lui. Le sue guance cambiarono dal paonazzo al roseo, restituendo al viso un colorito naturale. Gloria fissava allibita il figlio. Decise che una punizione sarebbe stata una reazione sconsiderata e vana, conosceva Ben, era testardo, ma non aveva mai fatto niente di stupido od incosciente prima.
-Me la presenterai. Domani a cena o a pranzo, ci saranno anche i tuoi fratelli. Dirò a Elle di liberare un'ora nalla sua agenda. Se piacerà a tutti potrà venire con noi. Abbiamo sempre fatto così, è giusto darti una possibilità.
Con l'ultima frase chiuse il discorso sotto gli occhi di Nathaniel, il quale si aspettava un finale molto più sanguinoso. Si accontentò dello sguardo stupefatto del fratello.
-Eh eh! L'esame d'ammissione ai Panelli è molto peggio di una sfuriata materna! Soprattutto se c'è Elle!
Finì ridendo di gusto la sua ultima forchettata di pasta.

venerdì 12 giugno 2009

Introduzione

Note. Sono delle semplici note a comporre anche le sinfonie più elaborate, come possono essere quelle del grande Mozart. Ma la musica può essere pure umile. Soprattutto umile e comune, azzarderei. Do, re, mi, fa, sol, la, si. Sette principali suoni universali, per riassumere la Musica. Ma non sono forse Musica anche il rumore di passi conosciuti, il suono di una voce familiare, una risata amica, lo strepitio del focolare casalingo? Musica. Grande parola. Troppo forse. E noi che ci viviamo, lo sappiamo bene.